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                  Trama del II Canto del Purgatorio

Vi state chiedendo che cosa c'entra la Divina Commedia con la musica? Seguitemi.

Siamo verso le sei del mattino: il sole sta per spuntare sull'orizzonte del Purgatorio, mentre la notte cala sulla terra. All'improvviso i due poeti scorgono sul mare una navicella che si avvicina velocemente alla riva, guidata da un angelo. E' il "vasello snelletto e leggero" che trasporta le anime purganti. Ma si noti la tecnica cinematografica con cui Dante ci rappresenta la scena: prima, da lontano, appare una luce rosseggiante (è il volto dell'angelo): poi appaiono due masse e una macchia bianche; le ali e la veste. Al suo avvicinarsi cresce lo splendore, insostenibile per gli occhi di Dante devotamente inginocchiato. L'angelo sospinge la navicella, senza remi  e vele, con le sue ali: seduto a poppa, il nocchiero mostra nell'aspetto una celestiale beatitudine, mentre gli spiriti cantano un salmo. Quindi li benedice ed essi si lanciano a terra, guardandosi attorno, incerti sul da farsi. L'angelo è ripartito, "come venne, veloce", il sole è già alto sull'orizzonte: le anime appena sopraggiunte chiedono ai poeti la strada per salire al monte, ma Virgilio rivela che anch'essi sono nuovi del luogo. E intanto gli spiriti si accorgono che Dante è vivo e, meravigliati, gli si accalcano attorno. Fra le ombre se ne stacca una per abbracciare il poeta, che vorrebbe contraccambiare l'affettuoso gesto; ma le mani ritornano tre volte, vanamente, al petto. Dante riconosce dalla voce l'amico Casella, il quale spiega che le anime dei penitenti si raccolgono presso la foce del Tevere per essere traghettate dall'angelo in Purgatorio, quand'egli lo riterrà opportuno. In occasione del Giubileo (1300) l'angelo però raccoglie tutti; ed ecco perché Casella si trova lì. Ora Dante prega l'amico di consolare l'animo e il corpo stanchi con una canzone (si può dire testo di Dante Alighieri e musica di Casella); e quegli intona "Amor che ne la mente mi ragiona" (tratta dal Convivio) con tanta dolcezza che tutti restano inebriati ad ascoltare. Ma improvvisamente appare Catone che, con parole sdegnate, rimprovera le anime negligenti, richiamandole al dovere dell'espiazione. Come i colombi "adunati a la pastura" fuggono precipitosi se appare qualcosa che li spaventi, così gli spiriti appena arrivati lasciano il canto e si allontanano, senza una meta precisa, verso la costa. Altrettanto fanno i due poeti.