Poeta e drammaturgo nacque ad Asti nel 1749 e morì a Firenze nel 1803. Di carattere
inquieto e ribelle viaggiò per l'Europa finchè non scoprì la sua vocazione di poeta,
sulla quale influì anche la passione per la contessa di Albany. L'odio per la tirannia e
l'amore per la libertà informano i trattati Della Tirannide (1777), e Del
principe e delle lettere (1786), e sono i temi della sue 19 tragedie. Scrisse inoltre
commedie epigrammi e satire contro la Francia rivoluzionaria.
Nacque a Firenze nel 1265 da famiglia guelfa di piccola nobiltà e morì a Ravenna nel 1321. Fu allievo di Brunetto Latini, si dedicò presto alla poesia stringendo amicizie con i poeti stilnovisti Guido Cavalcanti, Lapo Gianni e Cino Da Pistoia e dedicò rime d'amore a Beatrice Portinari, che fu dal poeta trasfigurata in simbolo. Sposò Gemma Donati, ebbe da lei tre figli (Jacopo, Pietro e Antonia). Partecipò attivamente alla vita politica schierandosi con la fazione dei Bianchi (vicine alle posizioni dei ghibellini; per questo il Foscolo lo chiama "ghibellin") e divenne uno dei priori di Firenze. Nel 1301, mentre era ambasciatore presso il papa Bonifacio VIII, i Neri prevalsero a Firenze con l'aiuto di Carlo Di Valois, e Dante fu bandito dalla città (1302), condannato in contumacia, sotto l'accusa di baratteria, a una multa e poi al rogo. Tra il 1304 e il 1310 andò peregrinando per città e corti, dopo essersi isolato dai compagni d'esilio. Dopo l'ultima condanna a morte (1315) si stabilì a Ravenna presso Guido Novello Da Polenta e presso di lui morì. Le opere della maturità (Convivio, De Vulgari Eloquentia, De Monarchia, Divina Commedia) sono ispirate dall'esilio, esperienza centrale della vita del poeta.
Scultore, pittore e architetto nacque a Caprese (Arezzo) nel 1475 e morì a Roma nel 1564.
Da giovane visse alla corte di Lorenzo il Magnifico, a Firenze. Dopo il 1505, chiamato dal
papa Giulio II, fu poi al servizio di Leone X e di Clemente VII. Formatosi sullo studio
delle opere di Donatello e Jacopo della Quercia per la scultura, di Giotto e Masaccio per
la pittura, sintetizzò nella sua arte tutti i valori ispirati dal Rinascimento. Fu anche
poeta e i suoi versi, ispirati da Vittoria Colonna sono un documento della sua tormentata
vita interiore. Tra le sue opere maggiori, le varie Pietà ed il David per
la scultura; il Giudizio Universale e la Sacra Famiglia per la pittura; la Biblioteca
Laurenziana e la Cupola di San Pietro per l'architettura.
Scienziato, matematico e filosofo,
nacque a Pisa nel 1564 e morì ad Arcetri (Firenze) nel 1642. Fondatore della dinamica,
creatore della prosa scientifica italiana, iniziò il moderno metodo sperimentale e della
scienza moderna. Perfezionò e usò, per la prima volta a fini scientifici, il
cannocchiale. Dal 1610 fece grandi scoperte astronomiche. Nel 1616 fu dichiarata eretica
l'affermazione che il Sole é il centro immobile del mondo ed erronea, riguardo alla fede,
la tesi che la Terra non é immobile nè é il centro del mondo. Nel 1630-32 scrisse il Dialogo
sui massimi sistemi e il Saggiatore. Davanti al tribunale dell'Inquisizione da
buon cattolico si sottomise, ma nè il confino nella sua villa ad Arcetri nè il controllo
dell'Inquisizione riuscirono a piegare il suo spirito o gli impedirono di aggiungere al Dialogo
i Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, la sua
opera piú matura.
Scrittore, uomo politico e storico nacque a Firenze nel 1469 e vi morì nel 1527.
Segretario della seconda cancelleria della Repubblica dal 1498 al 1512 compì varie
ambascerie sulle quali poi stese rapporti dettagliati. Tornati i Medici in Firenze
Machiavelli perse il suo ufficio di segretario e fu costretto al ritiro (1513) nei suoi
poderi di S.Andrea in Percussina. Nel 1521 ebbe l'incarico di scrivere la storia di
Firenze di cui nel 1525 offriva a Clemente VII i primi otto libri. Il Machiavelli intese
la politica come scienza autonoma da ogni concezione generale del mondo, morale o
religiosa, diede un'analisi spietata della natura umana; egli pensava ad un forte stato
nazionale nell'ambito del generale processo europeo. Tra le sue opere più importanti
citiamo la Favola di Belfagor arcidiavolo, Il Principe, i discorsi sopra la
prima deca di Tito Livio e la Mandragola la piú bella commedia rinascimentale.
Visconte e ammiraglio inglese nacque nel 1758 e morì nel 1805 in battaglia. Si distinse
particolarmente durante le guerre contro la Francia rivoluzionaria e Napoleone. Nel 1798
distrusse le navi francesi concentrate ad Abukir. Nel 1799 a Napoli appoggiò la
rappresaglia contro gli esponenti della Repubblica partenopea. Comandante supremo della
flotta inglese nel mar Mediterraneo affrontò (1805) vittoriosamente quella francese a
Trafalgar (Spagna), dove trovò la morte.
Fisico e matematico inglese nacque nel
1642 e morì nel 1727. Addottoratosi al Trinity College di Cambridge nel 1665, si dedicò
a profondi studi sulla luce. Nel 1669 fu chiamato alla cattedra di matematica di
Cambridge. Nel 1687 pubblicò i Philosophiae naturalis principia mathematica opera
che, erigendosi a fondamento della meccanica e della fisica classiche (teoria della
gravitazione universale, leggi fondamentali della dinamica), doveva influenzare per due
secoli il pensiero scientifico e lo sviluppo della scienza. Quest' opera inoltre contiene
numerose applicazioni di quel nuovo potente strumento, il calcolo infinitesimale, di cui
Newton é, insieme a Leibnitz, il fondatore.
Sommo poeta greco vissuto forse nel IX secolo a.C.. Nonostante le molte biografie, tutto
é incerto della sua vita e la sua stessa esistenza é stata messa in dubbio. La leggenda
lo raffigura girovago e mendico alla maniera dei rapsodi* . Gli sono attribuiti i poemi
epici Iliade (sulla guerra di Troia) ed Odissea (sui viaggi di Ulisse) .
*rapsodo = cantore che recita canti epici accompagnandosi con la cetra.
Poeta, nacque a Bosisio in Brianza nel 1729 e morì a Milano nel 1799. Esordì con Alcune
poesie di Ripano Eupilino. Nel 1754 fu ordinato sacerdote. Precettore in casa
Serbelloni, poi redattore della Gazzetta di Milano, insegnò al ginnasio di Brera. Nel
1763 pubblicò Il Mattino, prima parte del Giorno, poemetto
didascalico-satirico, inteso a colpire il costume della società aristocratica milanese
del tempo. Nel 1765 uscì Il mezzogiorno, mentre Il Vespro e La notte,
incompiuta quest'ultima, uscirono postumi. Dal 1757 al 1795 compose le Odi con
intenti di educazione civile e morale. Nel 1796 fece parte della municipalità di Milano,
ma se ne ritirò poco dopo, sdegnato per gli atteggiamenti del nuovo governo giacobino.
Tra le prose il Dialogo sopra la nobiltà ed il Discorso sopra la poesia.
Poeta, nacque ad Arezzo nel 1304 e
morì ad Arquà nel 1374. Studiò legge a Montpellier e a Bologna. Nel 1327 ad Avignone
conobbe Laura, la donna ispiratrice delle sue liriche amorose. Nel 1341 fu incoronato
poeta in Campidoglio. Famoso in tutta Europa, viaggiò molto e svolse varie missioni
diplomatiche. Il suo capolavoro é il Canzoniere con cui creò anche le forme e il
linguaggio propri della lirica moderna. Scrisse anche i Trionfi. Nella storia della
cultura ha grande importanza il Petrarca umanista per la sua opera di scopritore di tanti
tesori della sapienza e della letteratura antiche attraverso i testi ritrovati
materialmente o riconquistati grazie all'invenzione della filologia, speciale disciplina
che consente la ricostruzione dei testi nella forma piú aderente all'originale.
Letterato e poeta nacque nel 1753 a Verona e vi morì nel 1828. Nelle poesie campestri
rivelò la sua indole garbata e propensa alla riflessione malinconica. Molta celebrità
gli é derivata dalla sua versione dell' Odissea, non sempre fedele al testo e
rievocata in forme fredde anche se eleganti. Da citare il poemetto I Cimiteri nel
quale riafferma i valori del culto cristiano, e la cui composizione fu la causa
occasionale della stesura del carme foscoliano.
Sardanapalo o Assurbanipal (... – ...) fu l'ultimo re degli
Assiri (668-631
a.C.), anche menzionato nei
testi biblici
come Asenappar o Osnapper.
La leggenda vuole anzi che la sua morte sia stata in varia misura, secondo le
differenti versioni, causata dalle sue scandalose abitudini, infatti viene
ricordato come esempio di uomo effeminato e lussurioso
GIAMBATTISTA VICO(v. 91)
(Napoli 1668-1744). Di famiglia povera, compì studi letterari, filosofici e giuridici sostanzialmente da autodidatta, soprattutto nel corso dei suoi soggiorni a Vatolla nel Salernitano (1686-95), come precettore privato. Di questo periodo ci rimane una canzone, Affetti di un disperato, di ispirazione lucreziana; mentre nella Autobiografia (1725) Vico cancellerà qualsiasi traccia dei suoi contatti giovanili con le tendenze innovatrici, d'ispirazione atomistica o cartesiana, che avevano allora cominciato a diffondersi anche a Napoli, ma erano state subito represse dall'autorità. Ottenuto nel 1699 il modesto incarico di professore di eloquenza nell'Università di napoli, dedicò tutta la sua vita allo studio e alla meditazione, travagliato da gravami familiari, preoccupazioni finanziarie, frustrazioni e risentimenti. Solo nel 1732 otterrà un riconoscimento più consistente, con la nomina a storiografo regio.
Figlio di Teti e di Peleo. La madre immerse Achille nello Stige (fiume dell'oltretomba)
rendendo invulnerabile il suo corpo escluso il tallone (il punto da cui la ninfa aveva
afferrato suo figlio per bagnarlo nelle acque del fiume). Achille fu l'eroe piú valoroso
della guerra di Troia, durante la quale sfidó Ettore a duello e riuscí a batterlo, ma fu
poi ucciso da Paride, il piú imbelle dei Troiani, aiutato da Apollo.
Figlio di Telamone e di Peribea, nacque dopo lo svolgimento di un banchetto al quale
parteció anche Eracle (Ercole) che con una preghiera chiese a suo padre Zeus di concedere
a Telamone, suo amico, un figlio forte e coraggioso come un leone. Aiace era secondo
soltanto ad Achille per valore, forza e bellezza. Dopo la morte di Achille sua madre Teti
decise di assegnare le armi al piú valoroso dei greci. Queste furono assegnate ad Ulisse,
grazie ad uno stratagemma. Aiace, adirato, decise di vendicarsi la sera stessa; Atena
tuttavia lo colpí con una crisi di improvvisa pazzia ed egli si aggiró furibondo con la
spada in mano tra le mandrie e le greggi che erano state razziate nelle fattorie dei
troiani, e compí un immane macello. Recuperato finalmente il senno, cadde in una cupa
disperazione e si uccise. Ma il dio del mare Nettuno tolse con un'ondata le armi dalla
nave di Ulisse e le depose sulla tomba di Aiace.
Figlio di Zeus e di Latona. Era
considerato il dio della musica e del sole. Taluni dicono che Apollo fu l' inventore della
lira (strumento musicale). Ebbe molti figli con donne mortali e ninfe tra cui Talia la
Musa della poesia satirica (presente ne I Sepolcri nell'accenno al Parini). Inoltre,
insieme a Nettuno, aiutó Eaco a costruire le mura di Troia.
Figlio di Troo e Calliroe, nipote di Erittonio, fu uno dei tanti figli dell' uomo da cui
prese il nome la famosa cittá di Troia e tutta la regione circostante, la Troade.
E' una delle nove Muse e precisamente quella della poesia epica e dell' eloquenza. Ne I
Sepolcri viene ricordata come la musa dalla bella voce, definendo cosí felicemente la
melodiosità petrarchesca.
Nome
attribuito, dagli antichi, alla dimora eterna degli Eroi, dei poeti e delle anime
virtuose, che vi passavano il tempo interminabile, senza cure ed affanni, in una perenne
primavera, sui prati d'asfodelo. La beata dimora era governata da Saturno e da Rèa sua
moglie, che vi facevano rivivere la favolosa bella e felice età dell'oro. Si diceva che
vi fiorissero i fiori più delicati e dal profumo inebriante, e la voce divina dei più
rinomati poeti e musicisti si mescolasse a quella dell'usignolo. Ciascuno vi godeva
quegl'innocenti piaceri dei quali s'era più diletto nel corso della vita, scevri, però,
di quelle torbide passioni che sogliono, così spesso, mutare le umane dolcezze in amare
delusioni e in peneinsopportabili. Il Foscolo li definisce beati in opposizione al
credo cristiano.
Cassandra, figlia minore di Priamo, re di
Troia, e di Ecuba. Un giorno si addormentó nel tempio e Apollo, apparsole all'improvviso,
promise d'istruirla nell'arte della profezia se avesse acconsentito a giacere con lui.
Cassandra accettó il suo dono, ma rifiutó di darsi al dio; Apollo allora le chiese un
solo bacio e nel mentre le sputó nella bocca per far sí che nessuno credesse mai a ció
che essa avrebbe profetizzato. Cassandra predisse la sconfitta di Troia e affermó che nel
cavallo di legno, che avevano lasciato i Greci sulla spiaggia, vi erano dei nemici dentro
ma i cittadini di Troia non le diedero ascolto in nessuno dei casi.
Figlio di Zeus e della Pleiade Elettra fu uno dei mitici padri di Troia. Durante le sue
peregrinazioni fu accolto in Frigia da un certo Teucro. Dardano propose di fondare una
cittá dove si trova ora Troia ma un oracolo di Apollo Frigio lo avvertí che le calamitá
si sarebbero abbattute senza fine sulla sua cittá, ed egli ne costruí una chiamata
Dardania, sul monte Ida. Alla morte di Teucro, Dardano gli succedette dando il suo nome a
tutto il regno.
Per gli antichi era il regno dell'oltretomba.
Le ninfe sono le personificazioni di vari aspetti del mondo naturale, immaginate come
leggiadre fanciulle. Avevano il privilegio di una perenne giovinezza, ma non quello dell'
immortalitá. Tra le altre, vi erano le Naiadi (divinitá delle acque dolci); le Oceanine
e le cinquanta Nereidi (divinitá del mare) ; le Oreadi (divinitá dei monti). Elettra era
una ninfa, appunto: una delle Pleiadi, le sette sorelle figlie del Titano Atlante e di
Pleiona. Ella amó Zeus, e da quest' unione nacque Dardano. Quando Elettra morí, Zeus
mise la sua anima insieme a quelle delle sue sei sorelle in cielo formando cosí la
costellazione delle Pleiadi.
Figlio di Efesto e della Madre Terra, aveva sembianze di metá uomo e metá serpente; fu
uno degli antenati dei fondatori di Troia.
E' uno dei protagonisti dell'Iliade di Omero. Figlio del re di Troia, Priamo, e di Ecuba,
era il piú valoroso degli eroi troiani e sostenne il peso maggiore della difesa della sua
cittá. Uccise Patroclo, l'amico piú caro di Achille e morí per mano sua. Foscolo ne I
Sepolcri cantó in lui il piú alto esempio di amor patrio.
Giove nato da Crono
e Rea fu salvato dalla madre che lo sottrasse al padre che voleva divorarlo. Giove
divenuto grande si vendicò esiliando suo padre nel Tartaro. Ricevette dai Ciclopi il dono
della folgore con la quale comandava e intimoriva gli altri déi, che per la maggior parte
erano sui figli.
Nato da Dardano, fratello di Erittonio, fu il fondatore di Ilio (Troia). La leggenda dice
che durante la sua vita Ilo partecipó ai giochi di Frigia dove nella gara di lotta vinse
in premio 50 giovani e 50 fanciulle.
Marito di Anticlea. Sempre riconosciuto come padre di Ulisse (Odisseo), in realtá non lo
fu affatto perché Ulisse nacque sí da Anticlea ma il vero padre fu Sisifo che sedusse la
ragazza. Quando suo figlio Ulisse tornó ad Itaca dal suo lungo errare, Laerte,
ringiovanito da Atena, aiutó suo figlio nella lotta contro i Proci (i pretendenti alla
mano di Penelope, la fedele moglie di Ulisse) i quali avevano preso possesso della sua
isola.
Erano le divinitá del nucleo domestico. Identificati con le anime divinizzate di uomini
buoni defunti, sovrintendevano alla vita sociale del nucleo familiare.
Erano le figlie di Giove. In origine erano venerate come ninfe delle sorgenti. Divennero
poi le protettrici della danza, del canto e della musica e di ogni manifestazione del
pensiero, dell'arte e della scienza. Calliope (poesia epica ed eloquenza); Clio (storia);
Euterpe (poesia lirica e musica); Melpomene (canto e tragedia); Tersicore (canto corale e
danza); Erato (poesia amorosa); Urania (astronomia); Polinnia (poesia religiosa); Talia
(poesia satirica).
Nettuno, dopo una riunione con i suoi fratelli Giove (Zeus) e Plutone (Ade), ricevette
come suo regno quello del mare. Egli comanda su tutti i mari e puó scatenare tempeste e
maremoti a suo piacimento. Nel suo regno i suoi sudditi sono i pesci e tutte le creature
marine sia mostri che bellissime ninfe.
Le Moire o Parche (le tre che sono una), generate da Erebo e dalla Notte, sono Cloto,
"la filatrice" che teneva in mano la ciocca da cui dipanava il filo della vita
d'ogni uomo, Lachesi, "la misuratrice", che reggeva un fuso su cui torceva il
filo della vita determinandone le vicende, ed infine la piú piccola di statura, ma la
più terribile: Atropo, "colei che non si può evitare". Essa infatti con un
paio di forbici troncava il filo nel momento in cui un uomo doveva morire.
Nato da Eaco e Endide, Peleo sposó Teti e ne ebbe Achille. Troppo vecchio per partecipare
alla guerra di Troia, Peleo invió il figlio e gli donó una lancia di frassino, levigata
da Atena, e la cui punta era stata forgiata da Efesto, ed un'armatura tutta d'oro. Sono
queste le armi che Aiace Telamonio voleva e che furono invece assegnate ad Ulisse.
Déi che proteggono la casa.
Figlio di Laomedonte ricevette il trono di Troia grazie ad Eracle. Priamo ebbe
cinquanta figli, fra cui i piú importanti Ettore il primogenito (il grande guerriero eroe
troiano), Paride (l'arciere che uccise Achille),e cinquanta figlie tra cui Cassandra (la
profetessa incompresa). Egli assistette alla guerra di Troia e alla disfatta della sua
cittá.
Era una delle nove Muse, divine ispiratrici di arte poetica, canora e musicale. Talia era
la musa della poesia satirica (perció il Foscolo la presenta come ispiratrice del
Parini).
Personaggio omerico dell'Iliade, figlio di Tideo, fu uno degli eroi greci nella guerra di
Troia.
Ulisse, re di Itaca, noto per la sua astuzia, decise di fingersi pazzo per non partecipare
alla guerra di Troia ma i re greci Agamennone e Menelao con uno stratagemma scoprirono che
era sano. Durante il ritorno da Troia vagó per 10 anni nei mari del Mediterraneo afflitto
da varie sventure. Dante Alighieri rivisita il mito di Ulisse narrandone l'ultimo viaggio,
nel quale varcò le Colonne d'Ercole affacciandosi sull'Atlantico. In Dante, Ulisse appare
come il simbolo dell'umana inesausta sete di conoscenza.