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PERSONAGGI STORICI


VITTORIO ALFIERI - DANTE ALIGHIERI - MICHELANGELO BUONARROTI - GALILEO GALILEI - NICCOLÒ MACHIAVELLI - HORATIO NELSON - ISAAC NEWTON - OMERO - GIUSEPPE PARINI - FRANCESCO PETRARCA - IPPOLITO PINDEMONTE - SARDANAPALO - VICO


MITI GRECI


ACHILLE - AIACE - APOLLO - ASSARACO - CALLIOPE - CAMPI ELISI - CASSANDRA - DARDANO - DITE - ELETTRA - ERITTONIO - GIOVE - ILO - LAERTE - LARI - MUSE - NETTUNO - PARCHE - PELEO - PENATI - PRIAMO - TALIA - TIDIDE - ULISSE





PERSONAGGI STORICI

VITTORIO ALFIERI (v. 189)


Poeta e drammaturgo nacque ad Asti nel 1749 e morì a Firenze nel 1803. Di carattere inquieto e ribelle viaggiò per l'Europa finchè non scoprì la sua vocazione di poeta, sulla quale influì anche la passione per la contessa di Albany. L'odio per la tirannia e l'amore per la libertà informano i trattati Della Tirannide (1777), e Del principe e delle lettere (1786), e sono i temi della sue 19 tragedie. Scrisse inoltre commedie epigrammi e satire contro la Francia rivoluzionaria.



DANTE ALIGHIERI (v. 174)

Nacque a Firenze nel 1265 da famiglia guelfa di piccola nobiltà e morì a Ravenna nel 1321. Fu allievo di Brunetto Latini, si dedicò presto alla poesia stringendo amicizie con i poeti stilnovisti Guido Cavalcanti, Lapo Gianni e Cino Da Pistoia e dedicò rime d'amore a Beatrice Portinari, che fu dal poeta trasfigurata in simbolo. Sposò Gemma Donati, ebbe da lei tre figli (Jacopo, Pietro e Antonia). Partecipò attivamente alla vita politica schierandosi con la fazione dei Bianchi (vicine alle posizioni dei ghibellini; per questo il Foscolo lo chiama "ghibellin") e divenne uno dei priori di Firenze. Nel 1301, mentre era ambasciatore presso il papa Bonifacio VIII, i Neri prevalsero a Firenze con l'aiuto di Carlo Di Valois, e Dante fu bandito dalla città (1302), condannato in contumacia, sotto l'accusa di baratteria, a una multa e poi al rogo. Tra il 1304 e il 1310 andò peregrinando per città e corti, dopo essersi isolato dai compagni d'esilio. Dopo l'ultima condanna a morte (1315) si stabilì a Ravenna presso Guido Novello Da Polenta e presso di lui morì. Le opere della maturità (Convivio, De Vulgari Eloquentia, De Monarchia, Divina Commedia) sono ispirate dall'esilio, esperienza centrale della vita del poeta.



MICHELANGELO BUONARROTI (v. 159)

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Scultore, pittore e architetto nacque a Caprese (Arezzo) nel 1475 e morì a Roma nel 1564. Da giovane visse alla corte di Lorenzo il Magnifico, a Firenze. Dopo il 1505, chiamato dal papa Giulio II, fu poi al servizio di Leone X e di Clemente VII. Formatosi sullo studio delle opere di Donatello e Jacopo della Quercia per la scultura, di Giotto e Masaccio per la pittura, sintetizzò nella sua arte tutti i valori ispirati dal Rinascimento. Fu anche poeta e i suoi versi, ispirati da Vittoria Colonna sono un documento della sua tormentata vita interiore. Tra le sue opere maggiori, le varie Pietà ed il David per la scultura; il Giudizio Universale e la Sacra Famiglia per la pittura; la Biblioteca Laurenziana e la Cupola di San Pietro per l'architettura.




GALILEO GALILEI (v. 160)

Scienziato, matematico e filosofo, nacque a Pisa nel 1564 e morì ad Arcetri (Firenze) nel 1642. Fondatore della dinamica, creatore della prosa scientifica italiana, iniziò il moderno metodo sperimentale e della scienza moderna. Perfezionò e usò, per la prima volta a fini scientifici, il cannocchiale. Dal 1610 fece grandi scoperte astronomiche. Nel 1616 fu dichiarata eretica l'affermazione che il Sole é il centro immobile del mondo ed erronea, riguardo alla fede, la tesi che la Terra non é immobile nè é il centro del mondo. Nel 1630-32 scrisse il Dialogo sui massimi sistemi e il Saggiatore. Davanti al tribunale dell'Inquisizione da buon cattolico si sottomise, ma nè il confino nella sua villa ad Arcetri nè il controllo dell'Inquisizione riuscirono a piegare il suo spirito o gli impedirono di aggiungere al Dialogo i Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, la sua opera piú matura.



NICCOLÒ MACHIAVELLI (v. 155)


Scrittore, uomo politico e storico nacque a Firenze nel 1469 e vi morì nel 1527. Segretario della seconda cancelleria della Repubblica dal 1498 al 1512 compì varie ambascerie sulle quali poi stese rapporti dettagliati. Tornati i Medici in Firenze Machiavelli perse il suo ufficio di segretario e fu costretto al ritiro (1513) nei suoi poderi di S.Andrea in Percussina. Nel 1521 ebbe l'incarico di scrivere la storia di Firenze di cui nel 1525 offriva a Clemente VII i primi otto libri. Il Machiavelli intese la politica come scienza autonoma da ogni concezione generale del mondo, morale o religiosa, diede un'analisi spietata della natura umana; egli pensava ad un forte stato nazionale nell'ambito del generale processo europeo. Tra le sue opere più importanti citiamo la Favola di Belfagor arcidiavolo, Il Principe, i discorsi sopra la prima deca di Tito Livio e la Mandragola la piú bella commedia rinascimentale.



HORATIO NELSON (v. 134)





Visconte e ammiraglio inglese nacque nel 1758 e morì nel 1805 in battaglia. Si distinse particolarmente durante le guerre contro la Francia rivoluzionaria e Napoleone. Nel 1798 distrusse le navi francesi concentrate ad Abukir. Nel 1799 a Napoli appoggiò la rappresaglia contro gli esponenti della Repubblica partenopea. Comandante supremo della flotta inglese nel mar Mediterraneo affrontò (1805) vittoriosamente quella francese a Trafalgar (Spagna), dove trovò la morte.





ISAAC NEWTON (v. 163)

Fisico e matematico inglese nacque nel 1642 e morì nel 1727. Addottoratosi al Trinity College di Cambridge nel 1665, si dedicò a profondi studi sulla luce. Nel 1669 fu chiamato alla cattedra di matematica di Cambridge. Nel 1687 pubblicò i Philosophiae naturalis principia mathematica opera che, erigendosi a fondamento della meccanica e della fisica classiche (teoria della gravitazione universale, leggi fondamentali della dinamica), doveva influenzare per due secoli il pensiero scientifico e lo sviluppo della scienza. Quest' opera inoltre contiene numerose applicazioni di quel nuovo potente strumento, il calcolo infinitesimale, di cui Newton é, insieme a Leibnitz, il fondatore.




OMERO (v. 280)




Sommo poeta greco vissuto forse nel IX secolo a.C.. Nonostante le molte biografie, tutto é incerto della sua vita e la sua stessa esistenza é stata messa in dubbio. La leggenda lo raffigura girovago e mendico alla maniera dei rapsodi* . Gli sono attribuiti i poemi epici Iliade (sulla guerra di Troia) ed Odissea (sui viaggi di Ulisse) . *rapsodo = cantore che recita canti epici accompagnandosi con la cetra.






GIUSEPPE PARINI (vv. 53-54 - v. 68 - v. 72 - v. 87)



Poeta, nacque a Bosisio in Brianza nel 1729 e morì a Milano nel 1799. Esordì con Alcune poesie di Ripano Eupilino. Nel 1754 fu ordinato sacerdote. Precettore in casa Serbelloni, poi redattore della Gazzetta di Milano, insegnò al ginnasio di Brera. Nel 1763 pubblicò Il Mattino, prima parte del Giorno, poemetto didascalico-satirico, inteso a colpire il costume della società aristocratica milanese del tempo. Nel 1765 uscì Il mezzogiorno, mentre Il Vespro e La notte, incompiuta quest'ultima, uscirono postumi. Dal 1757 al 1795 compose le Odi con intenti di educazione civile e morale. Nel 1796 fece parte della municipalità di Milano, ma se ne ritirò poco dopo, sdegnato per gli atteggiamenti del nuovo governo giacobino. Tra le prose il Dialogo sopra la nobiltà ed il Discorso sopra la poesia.




FRANCESCO PETRARCA (v. 176)

 Poeta, nacque ad Arezzo nel 1304 e morì ad Arquà nel 1374. Studiò legge a Montpellier e a Bologna. Nel 1327 ad Avignone conobbe Laura, la donna ispiratrice delle sue liriche amorose. Nel 1341 fu incoronato poeta in Campidoglio. Famoso in tutta Europa, viaggiò molto e svolse varie missioni diplomatiche. Il suo capolavoro é il Canzoniere con cui creò anche le forme e il linguaggio propri della lirica moderna. Scrisse anche i Trionfi. Nella storia della cultura ha grande importanza il Petrarca umanista per la sua opera di scopritore di tanti tesori della sapienza e della letteratura antiche attraverso i testi ritrovati materialmente o riconquistati grazie all'invenzione della filologia, speciale disciplina che consente la ricostruzione dei testi nella forma piú aderente all'originale.



IPPOLITO PINDEMONTE (v. 152)





Letterato e poeta nacque nel 1753 a Verona e vi morì nel 1828. Nelle poesie campestri rivelò la sua indole garbata e propensa alla riflessione malinconica. Molta celebrità gli é derivata dalla sua versione dell' Odissea, non sempre fedele al testo e rievocata in forme fredde anche se eleganti. Da citare il poemetto I Cimiteri nel quale riafferma i valori del culto cristiano, e la cui composizione fu la causa occasionale della stesura del carme foscoliano.





SARDANAPALO(v. 58)


Sardanapalo o Assurbanipal (... – ...) fu l'ultimo re degli Assiri (668-631 a.C.), anche menzionato nei testi biblici come Asenappar o Osnapper.

La leggenda vuole anzi che la sua morte sia stata in varia misura, secondo le differenti versioni, causata dalle sue scandalose abitudini, infatti viene ricordato come esempio di uomo effeminato e lussurioso




GIAMBATTISTA VICO(v. 91)

vico.jpg (11431 byte)(Napoli 1668-1744). Di famiglia povera, compì studi letterari, filosofici e giuridici sostanzialmente da autodidatta, soprattutto nel corso dei suoi soggiorni a Vatolla nel Salernitano (1686-95), come precettore privato. Di questo periodo ci rimane una canzone, Affetti di un disperato, di ispirazione lucreziana; mentre nella Autobiografia (1725) Vico cancellerà qualsiasi traccia dei suoi contatti giovanili con le tendenze innovatrici, d'ispirazione atomistica o cartesiana, che avevano allora cominciato a diffondersi anche a Napoli, ma erano state subito represse dall'autorità. Ottenuto nel 1699 il modesto incarico di professore di eloquenza nell'Università di napoli, dedicò tutta la sua vita allo studio e alla meditazione, travagliato da gravami familiari, preoccupazioni finanziarie, frustrazioni e risentimenti. Solo nel 1732 otterrà un riconoscimento più consistente, con la nomina a storiografo regio.



MITI GRECI

ACHILLE (v. 219 - v. 288)




Figlio di Teti e di Peleo. La madre immerse Achille nello Stige (fiume dell'oltretomba) rendendo invulnerabile il suo corpo escluso il tallone (il punto da cui la ninfa aveva afferrato suo figlio per bagnarlo nelle acque del fiume). Achille fu l'eroe piú valoroso della guerra di Troia, durante la quale sfidó Ettore a duello e riuscí a batterlo, ma fu poi ucciso da Paride, il piú imbelle dei Troiani, aiutato da Apollo.






AIACE (v. 220)



Figlio di Telamone e di Peribea, nacque dopo lo svolgimento di un banchetto al quale parteció anche Eracle (Ercole) che con una preghiera chiese a suo padre Zeus di concedere a Telamone, suo amico, un figlio forte e coraggioso come un leone. Aiace era secondo soltanto ad Achille per valore, forza e bellezza. Dopo la morte di Achille sua madre Teti decise di assegnare le armi al piú valoroso dei greci. Queste furono assegnate ad Ulisse, grazie ad uno stratagemma. Aiace, adirato, decise di vendicarsi la sera stessa; Atena tuttavia lo colpí con una crisi di improvvisa pazzia ed egli si aggiró furibondo con la spada in mano tra le mandrie e le greggi che erano state razziate nelle fattorie dei troiani, e compí un immane macello. Recuperato finalmente il senno, cadde in una cupa disperazione e si uccise. Ma il dio del mare Nettuno tolse con un'ondata le armi dalla nave di Ulisse e le depose sulla tomba di Aiace.


APOLLO(Febo) (v. 267)

Figlio di Zeus e di Latona. Era considerato il dio della musica e del sole. Taluni dicono che Apollo fu l' inventore della lira (strumento musicale). Ebbe molti figli con donne mortali e ninfe tra cui Talia la Musa della poesia satirica (presente ne I Sepolcri nell'accenno al Parini). Inoltre, insieme a Nettuno, aiutó Eaco a costruire le mura di Troia.







ASSARACO (v. 239)






Figlio di Troo e Calliroe, nipote di Erittonio, fu uno dei tanti figli dell' uomo da cui prese il nome la famosa cittá di Troia e tutta la regione circostante, la Troade.








CALLIOPE (v. 176)







E' una delle nove Muse e precisamente quella della poesia epica e dell' eloquenza. Ne I Sepolcri viene ricordata come la musa dalla bella voce, definendo cosí felicemente la melodiosità petrarchesca.






CAMPI ELISI (v. 129 - v. 243)

Nome attribuito, dagli antichi, alla dimora eterna degli Eroi, dei poeti e delle anime virtuose, che vi passavano il tempo interminabile, senza cure ed affanni, in una perenne primavera, sui prati d'asfodelo. La beata dimora era governata da Saturno e da Rèa sua moglie, che vi facevano rivivere la favolosa bella e felice età dell'oro. Si diceva che vi fiorissero i fiori più delicati e dal profumo inebriante, e la voce divina dei più rinomati poeti e musicisti si mescolasse a quella dell'usignolo. Ciascuno vi godeva quegl'innocenti piaceri dei quali s'era più diletto nel corso della vita, scevri, però, di quelle torbide passioni che sogliono, così spesso, mutare le umane dolcezze in amare delusioni e in peneinsopportabili. Il Foscolo li definisce beati in opposizione al credo cristiano.

 








CASSANDRA (v. 258)


Cassandra, figlia minore di Priamo, re di Troia, e di Ecuba. Un giorno si addormentó nel tempio e Apollo, apparsole all'improvviso, promise d'istruirla nell'arte della profezia se avesse acconsentito a giacere con lui. Cassandra accettó il suo dono, ma rifiutó di darsi al dio; Apollo allora le chiese un solo bacio e nel mentre le sputó nella bocca per far sí che nessuno credesse mai a ció che essa avrebbe profetizzato. Cassandra predisse la sconfitta di Troia e affermó che nel cavallo di legno, che avevano lasciato i Greci sulla spiaggia, vi erano dei nemici dentro ma i cittadini di Troia non le diedero ascolto in nessuno dei casi.











DARDANO (v. 238)





Figlio di Zeus e della Pleiade Elettra fu uno dei mitici padri di Troia. Durante le sue peregrinazioni fu accolto in Frigia da un certo Teucro. Dardano propose di fondare una cittá dove si trova ora Troia ma un oracolo di Apollo Frigio lo avvertí che le calamitá si sarebbero abbattute senza fine sulla sua cittá, ed egli ne costruí una chiamata Dardania, sul monte Ida. Alla morte di Teucro, Dardano gli succedette dando il suo nome a tutto il regno.





 

DITE (v. 25)





Per gli antichi era il regno dell'oltretomba.




ELETTRA (v. 241 - v. 249)


Le ninfe sono le personificazioni di vari aspetti del mondo naturale, immaginate come leggiadre fanciulle. Avevano il privilegio di una perenne giovinezza, ma non quello dell' immortalitá. Tra le altre, vi erano le Naiadi (divinitá delle acque dolci); le Oceanine e le cinquanta Nereidi (divinitá del mare) ; le Oreadi (divinitá dei monti). Elettra era una ninfa, appunto: una delle Pleiadi, le sette sorelle figlie del Titano Atlante e di Pleiona. Ella amó Zeus, e da quest' unione nacque Dardano. Quando Elettra morí, Zeus mise la sua anima insieme a quelle delle sue sei sorelle in cielo formando cosí la costellazione delle Pleiadi.






ERITTONIO (v. 254)







Figlio di Efesto e della Madre Terra, aveva sembianze di metá uomo e metá serpente; fu uno degli antenati dei fondatori di Troia.







ETTORE (v. 292)





E' uno dei protagonisti dell'Iliade di Omero. Figlio del re di Troia, Priamo, e di Ecuba, era il piú valoroso degli eroi troiani e sostenne il peso maggiore della difesa della sua cittá. Uccise Patroclo, l'amico piú caro di Achille e morí per mano sua. Foscolo ne I Sepolcri cantó in lui il piú alto esempio di amor patrio.







GIOVE (Zeus) (v. 238 - v. 243 - v. 251)

Giove nato da Crono e Rea fu salvato dalla madre che lo sottrasse al padre che voleva divorarlo. Giove divenuto grande si vendicò esiliando suo padre nel Tartaro. Ricevette dai Ciclopi il dono della folgore con la quale comandava e intimoriva gli altri déi, che per la maggior parte erano sui figli.






ILO (v. 255)







Nato da Dardano, fratello di Erittonio, fu il fondatore di Ilio (Troia). La leggenda dice che durante la sua vita Ilo partecipó ai giochi di Frigia dove nella gara di lotta vinse in premio 50 giovani e 50 fanciulle.






LAERTE (v.264)






Marito di Anticlea. Sempre riconosciuto come padre di Ulisse (Odisseo), in realtá non lo fu affatto perché Ulisse nacque sí da Anticlea ma il vero padre fu Sisifo che sedusse la ragazza. Quando suo figlio Ulisse tornó ad Itaca dal suo lungo errare, Laerte, ringiovanito da Atena, aiutó suo figlio nella lotta contro i Proci (i pretendenti alla mano di Penelope, la fedele moglie di Ulisse) i quali avevano preso possesso della sua isola.





LARI (v. 99)







Erano le divinitá del nucleo domestico. Identificati con le anime divinizzate di uomini buoni defunti, sovrintendevano alla vita sociale del nucleo familiare.







MUSE (Pimplee) (v. 11 - v. 62 - v. 228 - v. 232)






Erano le figlie di Giove. In origine erano venerate come ninfe delle sorgenti. Divennero poi le protettrici della danza, del canto e della musica e di ogni manifestazione del pensiero, dell'arte e della scienza. Calliope (poesia epica ed eloquenza); Clio (storia); Euterpe (poesia lirica e musica); Melpomene (canto e tragedia); Tersicore (canto corale e danza); Erato (poesia amorosa); Urania (astronomia); Polinnia (poesia religiosa); Talia (poesia satirica).





NETTUNO (Posidone) (v. 225)






Nettuno, dopo una riunione con i suoi fratelli Giove (Zeus) e Plutone (Ade), ricevette come suo regno quello del mare. Egli comanda su tutti i mari e puó scatenare tempeste e maremoti a suo piacimento. Nel suo regno i suoi sudditi sono i pesci e tutte le creature marine sia mostri che bellissime ninfe.






PARCHE (Moire) (v. 212 - v. 241)


Le Moire o Parche (le tre che sono una), generate da Erebo e dalla Notte, sono Cloto, "la filatrice" che teneva in mano la ciocca da cui dipanava il filo della vita d'ogni uomo, Lachesi, "la misuratrice", che reggeva un fuso su cui torceva il filo della vita determinandone le vicende, ed infine la piú piccola di statura, ma la più terribile: Atropo, "colei che non si può evitare". Essa infatti con un paio di forbici troncava il filo nel momento in cui un uomo doveva morire.





PELEO (v. 288)






Nato da Eaco e Endide, Peleo sposó Teti e ne ebbe Achille. Troppo vecchio per partecipare alla guerra di Troia, Peleo invió il figlio e gli donó una lancia di frassino, levigata da Atena, e la cui punta era stata forgiata da Efesto, ed un'armatura tutta d'oro. Sono queste le armi che Aiace Telamonio voleva e che furono invece assegnate ad Ulisse.






PENATI (v. 269)








Déi che proteggono la casa.







PRIAMO (v. 273)





Figlio di Laomedonte ricevette il trono di Troia grazie ad Eracle. Priamo ebbe cinquanta figli, fra cui i piú importanti Ettore il primogenito (il grande guerriero eroe troiano), Paride (l'arciere che uccise Achille),e cinquanta figlie tra cui Cassandra (la profetessa incompresa). Egli assistette alla guerra di Troia e alla disfatta della sua cittá.







TALIA (v. 54 - v. 68 - v. 87)






Era una delle nove Muse, divine ispiratrici di arte poetica, canora e musicale. Talia era la musa della poesia satirica (perció il Foscolo la presenta come ispiratrice del Parini).








TIDIDE(Diomede) (v. 264)







Personaggio omerico dell'Iliade, figlio di Tideo, fu uno degli eroi greci nella guerra di Troia.








ULISSE(Odisseo) (v. 223 - v. 264)


Ulisse, re di Itaca, noto per la sua astuzia, decise di fingersi pazzo per non partecipare alla guerra di Troia ma i re greci Agamennone e Menelao con uno stratagemma scoprirono che era sano. Durante il ritorno da Troia vagó per 10 anni nei mari del Mediterraneo afflitto da varie sventure. Dante Alighieri rivisita il mito di Ulisse narrandone l'ultimo viaggio, nel quale varcò le Colonne d'Ercole affacciandosi sull'Atlantico. In Dante, Ulisse appare come il simbolo dell'umana inesausta sete di conoscenza.