Il libro del mese: ULTIMO BANCO

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Il libro del mese: MEMORIE DI ADRIANO

"Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo", dice di sč Adriano, un personaggio cosė raffinatamente calato nella sua epoca". 76 d.C. Italica (Spagna). Il padre č cugino dell'Imperatore Traiano. 118 d.C. 138 d. C. Successore: Antonino Pio

L'autore

MARGUERITE YOURCENAR (Bruxelles 1903 - Mout desert 1987). Libri: Care memorie, Archivi del Nord, Come l'acqua che scorre, Il Tempo, grande scultore.

 

Il libro

 

Passi scelti: "Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t'appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai pių gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai pių... Cerchiamo d'entrare nella morte a occhi aperti".

 

 

 

Il libro del mese: IL RE, IL SAGGIO E IL BUFFONE

"Il Gran Torneo delle religioni"

 

L'autore

SHAFIQUE KESHAVIEE è nato in Kenya nel 1955. Vive a Losanna. E' teologo e pastore protestante. Da anni si dedica con passione a favorire l'incontro tra culture e religioni. E' uno degli animatori dell'Arzillier, casa per il dialogo interreligioso. Presso Einaudi ha pubblicato anche il profeta e la principessa.

 

Il libro

Un'affascinante narrazione che apre la strada al dialogo fra le diverse religioni: Ebraica, cristiana, mussulmana, buddista e indų. C'č sullo sfondo una velata e tenera, ma impossibile, storia d'amore tra un rabbino e la figlia dell'Imam.

Passi scelti: "Il buffone, parafrasando Nietzsche: "Dio non č mai morto, o meglio, nasce nello spirito degli ignoranti e muore in quello dei sapienti. Lo swamė (religione induista): Un uomo senza Dio č come un fiore senza terra. Non appassisce per volere dell'Assoluto, ma perchč č completamente privo si radici. L'imam: l'ago cuce e riunisce, mentre le forbici tagliano e separano.

 

 

 

 

Il libro del mese: CUORE DI TENEBRA

"Kurtz era un uomo notevole. Abbastanza acuto da penetrare tutti i cuori che battono nella tenebra"

L'autore

JOSEPH CONRAD (1857-1924) si chiamava in realtā Teodor Jozef Konrad Korzeniowski e apparteneva ad una famiglia della nobiltā terriera polacca perseguitata dai russi. Passato a servire la marina britannica, divenne capitano di lungo corso. I suoi libri: La follia di Almayer (1895), il negro del Narciso (1898), Lord Jim (1900), Gioventų (1902), Con gli occhi dell'Occidente (1911), Racconti di mare e di costa (1912), il caso (1914), Vittoria (1915), la linea d'ombra (1917), la Liberazione (1920).

Il libro

 

Passi scelti: Non erano colonizzatori ... erano dei conquistatori e per questo č sufficiente la forza bruta ...Arraffavano tutto quello che potevano..."; "...vidi il mistero inconcepibile di un'anima che non conosceva nč freno, nč fede, nč paura...".

 

 

 

Il libro del mese: LA MOTO DI SCANDERBEG

"Un sorprendente romanzo corale in cui si intrecciano storie d'amore, di impegno civile e di spaesamento"

 

L'autore

CARMINE ABATE è nato in Calabria e precisamente a Carfizzi, una città di origine italo-albanese. Emigrato in Germania, attualmente vive in Trentino dove insegna.

Il suo primo libro: Il muro dei muri. Da segnalare i romanzi: Il ballo tondo; Tra due mari e La festa del ritorno

 

Il libro

 

Passi scelti: "Ormai Yvonne non riusciva a frenarmi, volevo conquistarla con qualsiasi mezzo, mi sono venuti in mente persino i versi di Montale, cha ai tempi dell'università recitavo per far colpo sulle ragazze più resistenti. e glieli ho recitati senza ironia ./.:"invidio la cicogna/che se va sa dove va/e dove tornerà. E lei, con la mia stessa serietà nella voce squillante: Sì, però, ricordati: l'uomo che trova dolce il luogo natale è ancora un tenero principiante; quello per cui ogni suolo è come il suolo nativo è già più forte; ma perfetto è l'uomo per cui l'intero mondo è un paese straniero" (E' una frase di Ugo di San Vittore, del dodicesimo secolo)

 

Il libro del mese: La MASSERIA delle ALLODOLE

Antonia Arslan racconta la storia di una famiglia armena (la sua famiglia) che nel maggio 1915 viene distrutta: gli uomini e i bambini maschi sono trucidati dai turchi e per le donne inizia un'odissea segnata da marce forzate, umiliazioni e crudeltà. E' la diaspora, che porterà gli armeni a disperdersi nel mondo, conservando nel cuore la struggente nostalgia per una patria e una felicità perdute. La MASSERIA delle ALLODOLE, con la sua prosa avvolgente, specialmente nella seconda parte, la prima è più descrittiva) getta luce sulla storia di un popolo vittima del primo genocidio del ventesimo secolo, sopravvissuto grazie al coraggio delle sue donne straordinarie.

 

L'autrice

ANTONIA ARSLAN è autrice di saggi sulla narrativa popolare e d'appendice e sulla  "galassia sommersa" delle scrittrici italiane. Ha curato una raccolta di testimonianze di sopravvissuti al genocidio e tradotto la poesia di Daniel Varujan, riscoprendo la sua identità armena. La MASSERIA delle ALLODOLE, uscito nel 2004, è il suo primo romanzo: ha vinto numerosi premi ed è stato tradotto in dieci lingue.

 

Il libro

 

Passi scelti: "Questi bambini ora mi guardano da una fotografia scattata ad Aleppo, un anno dopo nel 1916, subito prima di imbarcarsi per l'Italia: e sono gravi occhi infantili misteriosamente ravvolti in se stessi, opachi e glaciali, che hanno accettato - dopo troppi perchè senza risposta - la cieca selezione che li ha lasciati sopravvivere... Gli scuri occhi orientali, con le sopracciglia foltissime che disegnano un tratto unico sulla fronte, ripetono per quattro volte, inesprimibilmente, la paura di un futuro che sarà inesorabile, e il nucleo nascosto di una colpa segreta".

 

Il libro del mese: Il deserto dei Tartari

 

Pubblicato nel 1940, il deserto dei Tartari segna la consacrazione  di Dino Buzzati tra i grandi scrittori del Novecento italiano. E' la storia narrata in terza persona,  del tenente Giovanni Drogo, che consuma tutta la sua vita nella vana attesa dell'invasione dell'esercito del Nord (i Tartari). Tutta la sua esistenza, dalla prima nomina a tenente alla Fortezza Bastiani fino alla carica di vice comandante della stessa Fortezza, contrassegnata anche da episodi tragici come la morte del soldato Lazzari e quella del tenente Angustina, è sospesa tra l'attesa dei nemici e la volontà di andar via. Il luogo, il tempo sono incerti, come i protagonisti, dai caratteri appena accennati. Il finale è drammatico.

 

 

L'autore

Dino Buzzati (Belluno 1906 - Milano 1972), tra i più originali autori italiani del Novecento, entrò nel 1928 al "Corriere della Sera", di cui fu cronista, redattore e inviato speciale. Esordì nel 1933 con Bàrnabo delle montagne, cui seguirono numerosi romanzi e racconti di successo tra i quali ricordiamo: La famosa invasione degli orsi in Sicilia, Paura alla Scala, Settanta racconti (Premio Strega nel 1958) e  Il Colombre, tutti pubblicati nella collezione Oscar.

 

Il libro

 

Passi scelti: "Fino ad allora egli (Giovanni Drogo, il protagonista) era avanzato per la spensierata età della prima giovinezza, una strada che da bambini sembra infinita, dove gli anni scorrono lenti e con passo lieve, così che nessuno nota la loro partenza. Si cammina placidamente, guardandosi con curiosità attorno, non c'è proprio bisogno di affrettarsi, nessuno preme di dietro e nessuno ci aspetta, anche i compagni procedono senza pensieri...la gente grande saluta benigna, e fa cenno indicando l'orizzonte con sorrisi di intesa; così il cuore comincia a battere per eroici e teneri desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti... ma ad un certo punto, quasi istintivamente ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno"

"...Dal deserto del Nord doveva giungere la loro fortuna, l'avventura, l'ora miracolosa che almeno una volta tocca a ciascuno. Per questa eventualità vaga, che pareva farsi sempre più incerta col tempo, uomini fatti consumavano lassù la migliore parte della vita."

 

 

 

 

Il libro del mese: Dal mondo del pressappoco all'universo della precisione

"I temi affrontati in questo libro da uno dei più autorevoli storici della scienza, Alexandre Koyré, sono da qualche tempo oggetto di un vivace e crescente interesse da parte della nostra cultura. Koyré discute qui l'origine, la natura e le valutazioni delle macchine e degli strumenti scientifici, considerati nei loro riflessi umani e sociali, più ancora che nelle loro caratteristiche tecniche. La sua analisi concettuale, percorsa da spunti sociologici e da indicazioni politiche, chiarisce i termini di alcune questioni fondamentali per la storia della tecnologia  e della scienza, e del loro rapporto storico: perché ad esempio la scienza greca, scopritrice di fondamentali principi poi applicati trionfalmente dalla fisica moderna, non abbia cercato di tradurli in innovazioni tecniche; perché i notevolissimi ritrovati tecnici delle civiltà orientali e del Medioevo abbiano fallito a questo scopo; perché la rivoluzione scientifica dell'età moderna ci abbia dato col suo concetto dell'esperienza gli strumenti che sono alla base della civiltà industriale; quale sia infine il rapporto tra tecnica e scienza pura che sta alla base della società moderna.

 

L'autore

Alexandre Koyré nacque in Russia nel 1892, ma svolse i suoi studi a Gottinga con Husserl e a Parigi con Bergson e Brunschvicg. Insegnò a Parigi all'Ecole Pratique des Hautes Etudes, e durante la seconda guerra mondiale emigrò negli Stati Uniti. Fino alla sua scomparsa nel 1964 si divise tra l'insegnamento parigino e la ricerca a Princeton. Tra le sue opere: Etudes galiléénnes, Newtonian Studies, La Revolution astronomique.

 

Il libro

 

Passi scelti: ... il sogno cartesiano di un'umanità che la macchina abbia liberato dalla soggezione delle forze della natura, di un'umanità vittoriosa sui mali che l'affliggono, ha animato l'Europa per più di due secoli. Oggi stesso è ancora vivo e operante..... (sul fronte opposto): la macchina aveva ingannato le speranze riposte in lei: destinate ad alleviare la fatica degli uomini, essa sembrava al contrario non fare altro che aggravarla. L'età della macchina, invece di essere l'età dell'oro dell'umanità, si rivelava come l'età del ferro. La spola e i plectri si muovevano sì da soli, ma il tessitore restava, più che mai, incatenato al telaio... la macchina fonte di miseria... rendeva il lavoro più semplice ma lo disumanizzava, rendendolo tanto più monotono e noioso...

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Il libro del mese: L'anima di Hegel e le mucche del Wisconsin

Secondo Hegel *, la musica "deve elevare l'anima al di sopra di se stessa, deve farla librare al di sopra del suo soggetto e creare una regione dove, libera da ogni affanno, possa rifugiarsi senza ostacoli nel puro sentimento di se stessa". I ricercatori dell'Università del Wisconsin si sono invece fatti un'idea molto più prosaica e pratica della funzione della musica: hanno scoperto che la produzione di latte nelle mucche che ascoltano musica sinfonica aumenta del 7,5 %

Ne L'anima di Hegel e le mucche del Wisconsin, Alessandro Baricco esplora l'universo che va da Beethoven a Sting, alla ricerca di indizi per ritrovare il senso della musica nella società contemporanea: polemizzando contro le rigidità formalistiche dell'avanguardia, con l'assolutezza della sua ricerca linguistica, e con il supermarket delle hit parade. Per recuperare invece un piacere che può essere innescato dalla spettacolarità sonora di un Mhler o di un Puccini e dalle infinite sottogliezze dell'interpretazione.

* (G.W.F. Hegel, Lezioni di estetica)

 

L'autore

Alessandro Baricco (Torino 1958), ha collaborato come critico musicale a diversi  quotidiani e riviste (ha raccolto alcuni pezzi pubblicati sulla "Stampa" nel volume Barnum, Feltrinelli, 1995) e a numerose trasmissioni radiofoniche e televisive. Ha pubblicato uno studio sul teatro musicale di Rossini (Il genio in fuga, Il Melangolo, 1988). Nel 1991 ha pubblicato Castelli di Rabbia (Rizzoli), cui seguono Oceano mare (Rizzoli, 1993), Novecento (Feltrinelli, 1994), Seta (Rizzoli, 1995), City (Rizzoli, 1998), Senza sangue (Rizzoli, 2002), Omero, Iliade (Feltrinelli, 2004). Nel 1994 ha fondato a Torino la scuola di scrittura "Holden".

 

Il libro

 

Passi scelti:

"La musica ha questo di singolare e anomalo: tramandarla e interpretarla sono un gesto unico. Un libro o un quadro li si può conservare in una biblioteca o in un museo: poi li si può anche interpretare, ma è un altro gesto, autonomo, e che non c'entra con la loro semplice conservazione. La musica no. La musica è suono ed esiste nel momento in cui la si suona: e nel momento in cui la si suona non si può fare a meno di interpretarla."

 

 


Il libro del mese: Vita di un perdigiorno di Joseph von Eichendorff

Libro di straordinario successo, che rese immediatamente celebre il suo autore, Vita di un perdigiorno è una sorta di romanzo di formazione pervaso di ottimismo e ironia. Narra le vicende di un giovane che gira il mondo con il suo violino in cerca di esperienze e di avventure; giunge fino a Roma inseguendo la sua "bella signora" che finirà per trovare nel castello nei pressi di Vienna da cui era partito. In Eichendorff sono raccolti, quasi in maniera paradigmatica, tutti gli elementi canonici della sensibilità romantica, primo fra tutti il piacere del viaggio. L'amore per la musica e l'attenzione per il "popolare" assumono in lui talvolta una venatura sentimentale - che si esprime nell'esaltazione della bellezza della natura - e talvolta una inclinazione comica, che finisce per rovesciare nel grottesco gli stessi stilemi romantici

 

L'autore

Joseph Karl von Eichendorff nato nel 1788 nel castello di Lubowitz, presso Ratibor, nella Slesia superiore, andò a Breslau, frequentò l'Università di Halle e a Heidelberg. Le difficoltà economiche lo costrinsero a vendere i possedimenti di suo padre e a lavorare come  funzionario del governo prussiano. Pubblicò numerosi romanzi, racconti, poesie e saggi di amministrazione, di politica e di teoria letteraria. La sua fama è però legata alla pubblicazione della novella Vita di un perdigiorno  (1826) e ai suoi nmerosi canti, alcuni dei quali musicati da Schubert. Morì a Neisse nel 1857.

 

Il libro

 

Passi scelti:

"Se sono un buono a nulla, allora voglio andarmene in giro per il mondo e costruirmi da me la mia fortuna. ... Mi sentivo come fosse un'eterna domenica. ..."

 


 

Il libro del mese: L'arte di ottenere ragione di Arthur Schopenhauer

Può un filosofo evitare il rischio di allontanarsi eccessivamente dalla realtà quotidiana? E' possibile, e anche legittimo, avere in ogni discussione ragione indipendentemente dalla verità oggettiva, anche utilizzando trucchi e artifici?  La risposta leggendo questo piccolo e piacevole trattarello.

 

L'autore

Arthur Schopenhauer nasce a Danzica nel 1788 da una ricca famiglia di commercianti. Si traferisce con la famiglia a Berlino nel 1793. Visita la Francia , l'Inghilterra, l'Olanda, il Belgio, la Svizzera, ecc. Nel 1805 muore il padre e nel 1807 si iscrive al ginnasio, abbandonando definitivamente l'idea di dedicarsi al commercio. Conosce Goethe. Si iscrive alla facoltà di medicina, pur seguendo fin dall'inizio anche i corsi di  scienze naturali e, in seguito, quelli di filosofia: gli effetti a breve termine di quest'ultima scelta consisteranno nell'abbandono degli studi di medicina in favore di un apprendimento delle dottrine di Platone e di Kant. Si laurea a Jena. Conosce l'orientalista Majer che lo avvicina al pensiero indiano. Rompe i rapporti con la madre e va ad abitare a Dresda. Nel 1819 dà alle stampe la usa opera fondamentale, IL MONDO COME VOLONTA' E RAPPRESENTAZIONE. Ottiene nel 1820 una cattedra all'Università di Berlino. Polemizza con il collega Hegel. Si stabilisce a Francoforte sul Meno. Il successo tanto inseguito gli arride ormai quasi inaspettato all'uscita, nel 1851, di PARERGA E PARALIPOMENA, raccolta di saggi di argomento vario. Muore il 21 settembre 1860.

Il libro

La dialettica del diverbio è l'arte di discutere in modo da ottenere ragione con mezzi leciti o illeciti. Bisogna separare la verità di una tesi e la sua ricerca dall'arte di far valere le proprie. Quest'ultimo è l'oggetto della dialettica. E' stata definita la logica dell'apparenza: errore, perchè se così fosse essa servirebbe solo a difendere tesi false, mentre la dialettica è utile a chi è nella ragione (deve solo conoscerne i trucchi sleali per sostenerla). Chi disputa lo fa di regola  non per trovare la verità, bensì per sostenere la propria tesi e per far ciò, oltre ad avere una buona dose di cattiveria e di vanità, che non mancano certamente all'avversario, bisogna cercare i punti di debolezza dell'interlocutore. Chi esce vincitore da una disputa non deve ringraziare la forza della propria argomentazione quanto piuttosto la propria astuzia.. La dialettica è come il maestro di scherma, questi non si cura di colui il quale, nella lite che ha portato al duello, abbia veramente ragione: lo scopo è solo centrare e parare. Se lo scopo fosse solo la verità oggettiva, ritorneremo ad una dialettica logica, se difendessimo proposizioni false passeremo alla sofistica. Avere ragione è lo scopo, non la verità oggettiva...

[seguono 38 stratagemmi].

 

Passi scelti:

[...Differenza tra sinonimia: due parole esprimono lo stesso concetto: es. onesto e sincero e omonimia: due concetti che vengono espressi dalla medesima parola: es. profondo, usato sia per i corpi sia per i suoni...]

[stratagemma 8 ]

SI Provochi l'ira dell'avversario, perchè nell'ira egli non è in grado di giudicare in modo perfetto e di percepire i propri vantaggi. Questo si ottiene facendogli scrupolosamente torto, stuzzicandolo e comportandosi in modo impertinente.

[ULTIMO STRATAGEMMA]

[... si sbaglia pensando che sia sufficiente non diventare offensivi, perchè mostrando all'altro con indifferenza che ha torto, cioè che giudica o pensa in modo sbagliato, ciò che avviene in tutte le vittorie dialettiche, lo si amareggia più che con una parola offensiva e grossolana...]

 


 

Il libro del mese: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta di Robert Pirsig

Continua il nostro viaggio-racconto sulla Beat Generation con questo libro. Attenzione, la moto c'entra poco o tutta, dipende dai punti di vista. Leggetelo e poi riferite.

 

L'autore

Robert M. Pirsig è nato nel 1928 a Minneapolis da una famiglia di ascendenze tedesche e svedesi. Il suo primo libro, Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta (1974) - oggi riconosciuto come uno dei rari libri che rimangono della letteratura americana recente -, è stato seguito da un lungo, rigoroso silenzio, interrotto nel 1991 dalla pubblicazione di Lila (1992)

Il libro

Una Grande Avventura, a cavallo di una motocicletta e della mente; una visione variegata dell'America on the road, dal Minnesota al Pacifico; un lucido, tortuoso viaggio iniziatico.

Qual è la differenza fra chi viaggia in motocicletta sapendo come la moto funziona e chi non lo sa? In che misura ci si deve occupare della manutenzione della propria motocicletta? Mentre guarda smaglianti prati blu di fiori di lino, nella mente del narratore si formula una risposta: «Il Buddha, il Divino, dimora nel circuito di un calcolatore o negli ingranaggi del cambio di una moto con lo stesso agio che in cima a una montagna o nei petali di un fiore». Questo pensiero è la minuscola leva che servirà a sollevare altre domande subito incombenti: da che cosa nasce la tecnologia, perché provoca odio, perché é illusorio sfuggirle? Che cos'è la Qualità? Perché non possiamo vivere senza di essa?

 

Passi scelti:

"Se fai le vacanze in motocicletta le cose assumono un aspetto completamente diverso. In macchina sei sempre in un abitacolo; ci sei abituato e non ti rendi conto che tutto quello che vedi da quel finestrino non è che una dose supplementare di TV. Sei un osservatore passivo e il paesaggio ti scorre accanto noiosissimo dentro una cornice.

In moto la cornice non c'è più. Hai un contatto completo con ogni cosa. Non sei più uno spettatore, sei nella scena, e la sensazione di presenza è travolgente. E' incredibile quel cemento che sibila a dieci centimetri dal tuo piede, lo stesso su cui cammini, ed è proprio lì, così sfuocato eppure così vicino che col piede puoi toccarlo quando vuoi...".

 

"... Il successo materiale era il sogno americano: il sogno di milioni di contadini europei che erano venuti  a cercarlo appunto in America, un mondo in cui loro e il loro discendenti avrebbero finalmente avuto l'abbondanza. E adesso quegli stessi discendenti cresciuti negli agi gettavano loro in faccia quei sogni, dicendo che non valevano nulla. Ma che cosa volevano?

C'era una cosa che gli hippy sognavano e volevano, e la chiamavano «libertà» ma la «libertà», in ultima analisi, è una meta puramente negativa, che indica soltanto che qualcosa non funziona...."

 

 


Il libro del mese: Sulla strada (on the road) di Jack Kerouac

 

Jack Kerouac: l'amore per l'indefinibile-indefinito
Jack Kerouac nasce a Lowell (Massachusetts), nel 1922. Interrompe ben presto gli studi e comincia a vagabondare per gli Stati Uniti, adattandosi a fare i mestieri più diversi. Verso il 1950 comincia a vivere preferibilmente a San Francisco, patria ideale di tutti gli artisti che, nel secondo dopoguerra, incarnarono le aspirazioni e le ribellioni della cosiddetta beat generation e ne descrissero gli ideali e i comportamenti. La sua prima opera è LA CITTA E LA METROPOLI (1950) che gli guadagnò l'interesse della critica, ma è con SULLA STRADA (1957) che avrà un grande successo presso le schiere di giovani che si videro fedelmente ritratte in esso. Continua ad occuparsi di giovani e di religiosità con I SOTTERRANEI (1958) e I VAGABONDI DEL DHARMA (1958). Muore in Florida nel 1969 per un attacco di ernia non curata.

Il libro "Sulla strada", divenuto vangelo della "beat generation", è la storia di un vagabondaggio, i cui i protagonisti appaiono impegnati in una avventura morale, religiosa, fisica.
Inquieti, tormentati, in preda ad esaltazioni mistiche e a volte chimiche, essi percorrono gli Stati Uniti d'America, da Nord a Sud e da Est ad Ovest, alla ricerca di una realtà trascendente in cui poter credere. E vivono come vagabondi, guidano le auto a folle velocità, sfogando febbri di vita in avventure folli, conoscendo il mondo nella sua variegata bizzaria umana e accumulando esperienze sempre nuove.
Degradazione o elevazione, brutalità o spontaneità, ricerca dell'innocenza perduta o dannazione nel buio delle città maledette: non esiste un giudizio unanime per questo stile di vita. Segno che ancora tutti continuiamo a interrogarci.

 

Passi scelti:

"Mi svegliai che il sole si faceva rosso; e quello fu l'unico, chiaro momento della mia vita, il momento più strano di tutti, in cui non seppi chi ero ... Mi trovavo lontano da casa, ossessionato e stanco del viaggio, in una misera camera d'albergo che non avevo mai vista, a sentire i sibili del vapore là fuori, e lo scricchiolare di un vecchio legno della locanda, e dei passi al piano di sopra, e tutti quei suoni tristi; e guardavo l'alto soffitto pieno di crepe e davvero non seppi chi ero per circa quindici strani secondi. Non avevo paura; ero solo qualcun altro, un estraneo, e tutta la mia vita era una vita stregata, la vita di un fantasma. Mi trovavo a metà strada attraverso l'America, alla linea divisoria fra l'Est della mia giovinezza e l'Ovest del mio futuro, ed è forse per questo che ciò accadde proprio lì e in quel momento, in quello strano pomeriggio rosso."

 


Il libro del mese: Lo straniero di Albert Camus.

Considerato unanimamente dai cririci uno dei migliori romanzi contemporanei, lo straniero diede immediata notorietà all'autore, Albert Camus. E' la storia di Meursault, un piccolo impiegato che vive ad Algeri, e che conduce, come tanti altri, un'estistenza chiusa in uno squallido conformismo; un giorno, quasi per caso, inesplicabilmente, uccide un arabo. Arrestato, non tenta neppure di giustificarsi, di difendersi, viene processato e condannato a morte. Chi è dunque Meursault?, estraneo a se stesso? Un volgare assassino, un folle o un ribelle? Che significato hanno il suo gesto e il suo comportamento? Forse la denuncia dell'assurdità di vivere e dell'ingiustizia universale.

Passo che più mi ha colpito: (Un prete, dopo tante insistenze, riesce  a far visita a Meursault in cella)

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"E' rimasto abbastanza a lungo girato così. La sua presenza (quella del prete ndr) mi pesava e mi dava fastidio. Stavo per dirgli di andarsene, di lasciarmi, quando di colpo si è messo a gridare, con una specie di enfasi, voltandosi verso di me: «No, non posso crederti. Sono sicuro che ti è avvenuto di desiderare un'altra vita.» Gli ho risposto che naturalmente mi era avvenuto, ma ciò non aveva maggiore importanza che il desiderare di essere ricco, di nuotare molto veloce o di avere una bocca meglio fatta. Erano desideri dello stesso ordine. Ma lui mi ha interrotto e voleva sapere come vedevo quest'altra vita. Allora gli ho urlato: «UNA VITA IN CUI POSSA RICORDARMI DI QUESTA.»