La legge del contrappasso nella Divina Commedia di Dante Alighieri

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V cerchio

Luoghi Inferno
 
 

I due poeti avanzano lungo il girone infernale custodito da Pluto, fino a giungere sulle sponde di un fiume di nome Stige.
In questo cerchio, il V, ribolle un fossato di acque buie che forma la palude dello Stige, dove sono immerse genti ignude e lorde di fango, tutti appaiono irosi e sono intenti a percuotersi e a mordersi ferocemente. Sono gli iracondi che si lasciarono vincere dall’ira, gli uni ancora furibondi con gli altri. In mezzo a loro, ma sepolti del tutto nell’acqua fangosa, vi sono gli accidiosi, cioè coloro che frenarono esteriormente l’ira, serrando i loro rancori dentro di sé. Essi traggono continuamente profondi sospiri, come si vede dal ribollire dell’acqua paludosa. Sulla cima di un'alta torre compaiono fiammelle a cui risponde, in lontananza, un’altra fiamma come un segnale d’allarme. Infatti sono segnali che i diavoli si scambiano per chiamare uno di loro che infatti sta giungendo, velocissimo, a bordo di una barca, già minacciando da lontano. È Flegias, Virgilio lo apostrofa duramente e lo costringe a prenderli a bordo. A metà del guado, un peccatore cerca di assalire la barca, ma Dante, riconosciutolo come Filippo Argenti, un fiorentino (guelfo nero) iracondo e violento, lo respinge con decisione. Subito le anime degli altri dannati si scagliano su di lui e ne fanno strazio.

Dante e Virgilio sulla riva dello Stige, dove gli iracondi si percuotono e mordono con rabbia, mentre gli accidiosi sospirano

Versi 118-120

Li occhi a la terra e le ciglia avea rase
d'ogne baldanza, e dicea ne' sospiri:
«Chi m'ha negate le dolenti case!».

Gustave Doré

CANTO

VII - VIII
ATTIVITA'

GUARDIANO

Il custode ed il traghettatore sullo stige è Flegias

PECCATORI

Iracondi e accidiosi

PENA

CONTRAPPASSO

Gli iracondi sono immersi nudi nella palude, sfogano la loro ira sui compagni e su di sè percuotendosi e mordendosi rabbiosamente; gli accidiosi sono sommersi nell’acqua fangosa e con i loro sospiri fanno ribollire l’acqua in superficie.

Per analogia. Gli iracondi, che in vita percossero e dilaniarono gli altri, ora si percuotono e mordono; gli accidiosi, che in vita non seppero liberare la loro ira e la tennero seppellita dentro di sé, sono ora immersi nel limo e non hanno libera né la parola né la vista.

Flegias che traghetta Dante e Virgilio nel mare degli iracondi e accidiosi, verso Dite

Giovanni Stradano

PERSONAGGI

- Il demonio Flegias
- Iracondi e accidiosi
- Filippo Argenti
- la turba dei diavoli

 
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